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Verso la Pasqua con cuore leggero

Nell’Antico Egitto, il cuore dei defunti, immediatamente dopo la confessione, veniva pesato su una bilancia a doppia piatto: da un lato veniva messo il cuore, dall’altro una piuma di struzzo, simbolo di Maat, dea della giustizia e della verità.  Se il cuore risultava leggero come la piuma, il dio Osiride dichiara solennemente il defunto “giustificato”, ossia autorizzato a vivere in eterno. Al contrario, se il piatto con il cuore pesava più di quello con la piuma, significava che aveva confessato il falso cosi Ammut, un mostro con testa di coccodrillo, criniera e zampe di leone, corpo di ippopotamo, sempre presente ai piedi della bilancia, lo divorava.

Vi starete chiedendo che collegamento possa esistere tra l’Antico Egitto e il cristianesimo o forse rileggerete rileggere straniti le righe precedenti ma non siate dubbiosi. 

L’anno della misericordia sta giungendo al termine ma possiamo dire di aver conosciuto e vissuto le vere opere di misericordia? Esse forse continuano ad essere un elenco sconosciuto e forse troppo lontano dalla realtà quotidiana?

In questo senso, è bene partire dal presupposto che solo dopo averle apprese con consapevolezza, la nostra fantasia si scatena per crearne di nuove, facendo nascere sfide in cui dobbiamo confrontarci in primis con noi stessi. 

Attraverso la conoscenza, possiamo riuscire a risvegliare la nostra coscienza, spesso assopita davanti al dramma della povertà.

Come Don Roberto Davanzo, ci ha ricordato durante l’incontro dal titolo “... L'avete fatto a me”, tenutosi nel nostro Cineteatro della Rosa, il 16 marzo scorso, il criterio per passare "l'esame definitivo”, ossia il famigerato e temuto giudizio universale, si basa su questioni di profonda umanità che si traducono concretamente nelle sette opere di misericordia corporale. 

Barcone Migranti

Se vogliamo quindi toccare la carne di Gesù, andiamola a cercare nelle persone ferite,emarginate e martoriate.

Non temiamo di avvicinarci alla povertà perché saranno proprio loro ad essere privilegiate: diamo quindi, da

mangiare agli affamati e da bere agli assetati.Vestiamo gli ignudi, preservando la loro dignità. Diamo un alloggio ai pellegrini, aprendo le porte delle nostre case e dei nostri cuori.Visitiamo gli infermi e i carcerati che vogliamo invece, punire, dimenticare e a volte cancellare dalla nostra società di facciata. 

Infine, seppelliamo i morti per dare giusta sepoltura i nostri cari e non solo.

Insomma, sforziamoci di vivere con umanità: don Roberto ci ha ricordato un’immagine che abbiamo visto rimbalzata su televisioni e social: la giornalista che volutamente fa lo sgambetto ad un siriano in fuga.

Cosa scatena in noi? Pietà, indignazione, rabbia: cos'altro? Anche nel 2011, un ragazzo eritreo raccontò che solo dopo cinque giorni un peschereccio si era  fermato per soccorrere lui e altri profughi, dispersi senza cibo, né acqua e lasciati in balia del mare.

Dobbiamo impegnarci per vivere questi fatti non solo da un punto di vista religioso che ci può portare a compatire,nel senso proprio della parola, questi fratelli ma anche da quello umano. Il Vangelo ci insegna infatti,che il Samaritano si ferma a soccorrere uno sconosciuto, senza interrogarsi su chi ha davanti: non fa una cernita tra i bravi che si meritano il suo aiuto e i cattivi. Un cuore indurito è proprio  quello che si obbliga a scegliere  colui che si merita il nostro aiuto.

La conditio sine qua non è la difficoltà che una persona, tale e quale a noi sta vivendo. Certo, questo implica fatica e impegno perchè il cristianesimo non è solo preghiera ma soprattutto spinta verso l’amore incondizionato per il prossimo. La misericordia è dunque, un sentimento di compassione che deve necessariamente trasformarsi in

azione.

Le opere della chiesa toccano quindi la dimensione fisica del nostro essere ma riguardano anche un cammino personale di cambiamento e relazione: come cristiani infatti, non possiamo trascurare la sfera spirituale che ci aiuta a vedere al di là dei nostri occhi, a sentire chi non vogliamo sentire e a toccare coloro stanno ai margini, non solo della società ma anche della vita.

Sgambetto ProfugoSforziamoci allora, di consigliare i dubbiosi, accettando che anche il dubbio possa essere un punto di partenza e non una fine; insegniamo agli ignoranti perchè tutti noi abbiamo bisogno di essere istruiti: non limitiamoci a riempire un sacco di informazioni che andranno certamente perdute ma accendiamo dei fuochi che continueranno ad ardere nel tempo. Ammoniamo i peccatori, anche se andiamo incontro ad offese e fastidi: smettiamo di essere indifferenti di fronte a chi ci sta intorno per non avere rogne inutili. Consoliamo gli afflitti, anche se rischiamo di essere scontati e retorici: una parola banale è meglio di una non detta.

Perdoniamo le offese ed è questa forse una delle opere più dure. Il perdono è una cosa seria che non va sbandierata e strumentalizzata: è un percorso personale, privato, lento e difficile. Anche Gesù chiede al padre di perdonare i suoi assassini perchè come noi, conosce la difficoltà di questo gesto.

Sopportiamo pazientemente le persone moleste perchè agli occhi degli altri possiamo esserlo altrettanto.Preghiamo infine, per i vivi e per i morti perché  alla fine di tutte queste faticose opere, possiamo solo affidarci a Dio.

In questo tempo di misericordia,sforziamoci di vivere il passaggio delle Porte Sante non come una collezione, un accumulo che progressivamente cancella i nostri peccati ma come un’occasione per riscoprire queste famose e allo stesso tempo dimenticate, opere di misericordia.

Ed è proprio questo il punto di incontro con gli Egizi il cui riferimento inizialmente vi sarà forse sembrato fuori luogo: anche il nostro cuore, quello dei cristiani del 2016, deve essere vero e giusto e pesare meno di una piuma perchè al tramonto della vita, in fondo, saremo giudicati solo sull'amore. Riportando le parole di Giovanna Marelli, anche Lei nostra ospite durante la serata, con cuore leggero e non a cuor leggero, impegniamoci ad a dare avanti, a guardare il nostro prossimo, fidandoci di lui.

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